Non è un problema che nasce oggi, la controversia sull’acquisto di pistole e fucili negli States è di lunga data, con i cittadini spaccati su fronti opposti, tra chi vuole proibire l’acquisto ai minori e chi opta, come Trump, per addestrare gli insegnanti alla sicurezza in classe. In attesa della decisione delle autorità, le scuole si tutelano installando telecamere digitali, e non solo.
“Spectrum News” (Buffalo) avvisa che, dal prossimo anno scolastico, le scuole di Lockport (Stato di New York) saranno dotate di un sistema di riconoscimento facciale con software annesso. Lo stesso impiegato in aeroporti, casinò e obiettivi governativi sensibili. Il soprintendente del distretto scolastico ha affermato che “bisogna tenere alta la guardia, i tempi sono cambiati e considerato il mondo in cui viviamo, la priorità n. 1 è la sicurezza a scuola”.
Per questo si rivolgono allo stato dell’arte della tecnologia: il software è lo stesso usato da Scotland Yard, dall’Interpol, dalla polizia parigina e dal Ministero della Difesa francese. La spesa preventivata è di 1,4 milioni di dollari, soldi statali, per rifornire con il sistema Aegis di SN Technologies di Ganonoque, Ontario, i dieci edifici scolastici del distretto. La tecnologia si inserirebbe nel sistema di sicurezza da 2,75 milioni di dollari previsto, con 300 telecamere.
Lockport ha contribuito nel 2015 allo sviluppo del software che sarà installato questo autunno, con test video su vari modelli di pistole: il sistema infatti è pensato per bloccare anche gli oggetti indesiderati, non solo le persone. Alcuni dei genitori dei ragazzi però pensano che non aiuterà a risolvere il problema delle sparatorie, perché porte sigillate, vetri blindati e check-in all’ingresso (le misure già in uso) sono sufficienti e costano meno.
Un sistema di riconoscimento facciale sofisticato, è stato installato quest’anno anche in una scuola in Cina: all’interno dell’Hangzhou n. 11 High School è stato installato un sistema intelligente per la gestione del comportamento, che “scansiona” le aule ogni 30 secondi, registrando le espressioni facciali degli alunni e classificandole in felici, arrabbiate, paurose, confuse o sconvolte.
Non solo emozioni: lo smart system è in grado di rilevare se gli studenti scrivono, leggono, se alzano la mano, ma anche i più pigri che si addormentano sul banco.
Questa tecnologia non è una novità per l’istituto scolastico cinese che già lo scorso anno aveva introdotto il riconoscimento facciale, utilizzandolo per consentire il pagamento del pranzo nella mensa scolastica senza dover ricorrere a contanti o ad altre modalità, ma semplicemente utilizzando il viso; nonostante non sia cosa nuova, il suo utilizzo nelle scuole ha sollevato nei genitori e non solo grandi preoccupazioni per il rispetto della privacy dei ragazzi.
A tranquillizzare tutti ci ha pensato il vicepreside della scuola secondo il quale la privacy non sembrerebbe essere un problema, in quanto, spiega, i dati che il sistema rileva non vengono memorizzati in cloud, ma su un server locale. Inoltre non vengono analizzati gli studenti individualmente, ma l’obiettivo è quello di monitorare il comportamento dell’intera classe.
Sempre secondo il vicepreside, saranno gli studenti i primi a giovare di questo sistema: gli insegnanti sapranno se modificare i metodi didattici in base alla reazione della classe e gli studenti, sapendo di essere “controllati” saranno spronati a fare del loro meglio.
Molto probabilmente se ciò fosse accaduto “ai nostri tempi”, nelle nostre scuole, avrebbe scatenato maggior malcontento, soprattutto tra gli studenti, aizzando innumerevoli scioperi e manifestazioni e arrivando a sortire l’effetto contrario.